Era lì davanti a me, con l’aria di chi volesse interrogarmi. Mi fissava senza parlare.
Il mio malessere morale era talmente forte da tramutarsi, a tratti, in un intenso dolore fisico.
Tutti i miei tentativi di iniziare a parlare erano vani, la bocca non emetteva alcun suono.
Stavo a due passi da lui, immobile, le mani in tasca quasi a volerle nascondere.
L’aria era tiepida e leggera….sarei voluta fuggire, avrei preferito essere catapultata dieci anni avanti nel futuro.
Cercavo di concentrare il mio sguardo su un punto indefinito, i ricordi stavano invadendo la mia mente ignorando il mio disperato tentativo di respingerli.
Avrei voluto sradicarli da me per sempre.
La sua presenza costante nella mia vita mi aveva ormai resa la sua controfigura, pensavo, agivo, vivevo solo come avrebbe voluto lui.
Il sole continuava a splendere alto nel cielo, quasi a voler dimostrare il suo trionfo, lo stesso che per un attimo ero riuscita a cogliere nei suoi occhi.
…lo fissavo intensamente, forse per trovare un poco di colui che era esistito e non solo nei miei pensieri…
Il mondo continuava il suo corso, tutto intorno continuava a vivere incurante di me che, chiusa in un’ampolla di vetro, osservavo la vita senza esserne coinvolta, ma travolta.
L’aria sembrava più fresca, dietro le sagome nere ed austere dei pini il sole stava calando lentamente… noi eravamo ancora lì, l’una di fronte all’altro. Lui sembrava quasi scolpito nella roccia, il viso tirato, gli occhi annebbiati dall’ira…una sensazione di gelo profondo mi pervade… tutto dentro di me era morto.
Mi angosciavo mentalmente cercando qualcosa da dire.
La gola stretta come in una morsa, le mie parole avevano un suono innaturale…”Bisogna decidere”…
Lui era lì davanti a me, non un gesto, non una parola ed io sapevo già che era così che intendeva punirmi.